C’è un equivoco di fondo che percorre la nostra cultura politica-sociale, che probabilmente già dal dopoguerra, continua a deviare verso la sofferenza importanti settori della nostra esistenza contemporanea.
Negli anni 70, con la legge 9 dicembre 1977, n. 903: “Parità fra uomini e donne in materia di lavoro” fortemente voluta da Tina Anselmi, con l’approvazione del nuovo diritto di famiglia, la legge n° 125 sulle Pari opportunità del 1991 e tanti altri provvedimenti, si è tentato di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, come recita l’art. 3 della Costituzione Italiana.
E su questa necessità siamo stati tutti d’accordo.
Tutto ciò che è stato fatto in sintonia con questi ideali sono state conquiste di civiltà, ma la storia recente, le tragedie dell’oggi ci fanno capire che evidentemente ci sono state delle gravi deviazioni e che molto non è stato portato avanti nella giusta direzione.
Ed è proprio questo il punto: stavamo cercando di perfezionare la nostra società e di renderla il più umanamente ugualitaria e giusta possibile…quando, come ci fossimo svegliati all’improvviso, ci accorgiamo che tutto è diverso da come avrebbe dovuto essere, tutto è stravolto, niente è in sintonia con la nostra storia. Tutti i diritti acquisiti, dal mondo del lavoro all’inviolabilità della famiglia, dal diritto alla salute alla libertà di scelta terapeutica, dal diritto all’istruzione obbligatoria all’esclusione arbitraria dalle scuole, dalla tutela della maternità e paternità all’affido indiscriminato e pretestuoso, la quotidianità ci narra una realtà allucinante dove non solo si è distanti dalla Costituzione Italiana, ma dove soprattutto si è andata sviluppando una ideologia che minaccia le fondamenta e le basi più antiche della nostra convivenza e che nemmeno riusciamo a riconoscere.
L’equivoco è questa sottomissione all’ideologia, una specie di automatismo che specialmente in Emilia Romagna si è andato consolidando in 70 anni di PD, ex PCI. Questa fede ideologica ce la descrive molto bene Massimo Rodolfi, scrittore emiliano ex comunista nel suo “La rinascita d’Italia attraverso l’amore”, quando racconta come questa sua fede si sia frantumata di fronte alle parole di un compagno, di quelli più importanti in quanto a cariche, che racconta in sezione la storia di una banca che versa una tal cifra al partito, si intende, per la costruzione di un magazzino a deposito del formaggio.
Purtroppo questo tipo di prassi ha incrinato la fede ideologica di pochi altri Emiliani oltre a quella di Rodolfi, perché se così fosse stato non ci troveremmo in questo disastro regionale oltre che nazionale.
L’asservimento ideologico, nella mia regione, l’ho incontrato come insegnante a scuola, quando tentavo di inserirmi in quelle che sembravano strutture pedagogiche all’avanguardia, che speravo mi insegnassero un sacco di cose, accorgendomi poi che erano solo propaganda, un nulla di fatto oltre al volantino o al video costruito ad hoc, sempre con l’intento di “far vedere”, come se l’immagine potesse essere anche realtà.
E l’ideologia la sento imperante tutte le volte che mi confronto come attivista dell’associazione Riprendiamoci il Pianeta che affronta e studia temi ambientali o sociali scomodi, che non rientrano nell’universo ideologico del “compagno” che continua a vedere tutto normale e tranquillo come è sempre stato, anche se gli piovono in testa chicchi di grandine grossi come cocomeri.
Non più tardi di qualche mese fa, il Sindaco di Modena in occasione della sua rielezione, dimostrandosi molto democratico, rispondeva alle domande dei cittadini su FB e a me ricordava «che sono tutte balle», che il cielo è sempre stato così, che debbo chiedere anche ai meteorologi per tranquillizzarmi, i quali di sicuro mi dicono che è “tutto normale”.
Questa è la mentalità dei politici miei conterranei: di fronte alla fede ideologica, comoda scusante di tutto, il cittadino viene descritto come un deficiente, che ha bisogno di essere protetto da chi ne sa più di lui e non dubitano di essere loro “coloro che sanno”.
Proseguendo su questo solco mentale, secondo questa mentalità, l’“Istituzione che capisce”, ha il diritto/dovere di obbligare alle vaccinazioni, di stabilire quante e quando vanno somministrate, e la madre che conosce suo figlio, capisce il rischio che corre e chiede rispetto della salute e della vita che ha messo al mondo, viene descritta come una ribelle incompetente, obbligata a pagare multe e a tacere se non vuole perdere anche la patria potestà.
È la narrazione del quotidiano che ci svela come un qualsiasi sostenitore dell’ideologia dominante, secondo la quale Scuola, Comune, Regione e Stato detengono il privilegio del sapere, di fronte al cittadino che, se non si adegua, è un povero ignorante, può essere causa determinante dell’allontanamento del minore dalla famiglia, ritenuta per pura impressione ideologica, inadatta, incapace o peggio.
E mentre i genitori urlano che i tanto decantati servizi sociali emiliani abusano dei loro poteri e calpestano i diritti dei minori e dell’Umanità, può succedere, come di fatto è, che politici e collaboratori assuefatti, non si accorgano delle aberrazioni raggiunte e del male prodotto e perpetuato, riproponendosi senza vergogna ad un elettorato che si è lasciato calpestare nella propria dignità e nei propri valori.
Non tutti però hanno abbassato la testa. Il mio vicino di casa, un signore di 90, dispiaciutissimo perché le braccia non gli permettono più di lavorare “con tot quel ca ghe da fer” mi interroga spesso, appena gli capita, perché non gli tornano i conti… Capisce che le cose non vanno bene, ma non si sa spiegare il perché e continua a dire, scuotendo la testa inconsolato “niueter abiam fat tot qual che aghera da fer!” Noi abbiamo sempre fatto tutto quello che dovevamo fare!”.
Per ridargli un po’ di speranza, gli ho raccontato l’ultima eclatante trovata, che diventerà la prossima eccellenza! Il Sindaco va dicendo che adesso a Modena inizieranno la produzione delle macchine volanti! Ma non ci casca più di tanto neanche lui…
“Sì, sì, scoppiano degli incendi, gli alberi stanno male, i frutti sono cattivi, il clima è impazzito, casca giù della grandine che spacca le macchine, la gente sta male e questi poveri bimbi che futuro avranno?
Lui non ha nipoti, ma è fortemente preoccupato per quelli di tutti gli altri. E spesso mi chiede della mia nipotina. E qui non posso che abbracciarlo di cuore: “voi grandi lavoratori siete stati la vera Emilia Romagna! A voi dobbiamo ogni onore mentre la politica, servendo l’ideologia, ha tradito la sua gente!”
Sarà il vostro esempio, insieme a questa consapevolezza, il punto di partenza per costruire una politica nuova e degna, per la prima volta dopo tanto tempo, della sua missione.
Responsabile Adesioni M3V
Magda Piacentini
Sono fondatrice e Consigliere Nazionale 3V. Sono stata una insegnante per 30 anni e quando ho visto che la scuola regrediva e non tentava più progressi di evoluzione, indirizzandosi verso scelte esclusivamente tecnologiche, ho scelto di dedicarmi a studi di “conoscenza dell’essere umano” frequentando ambiti di studio sicuramente orientati all’educazione e alla conoscenza dell’Umanità. Questa scelta mi ha aperto alla comprensione della realtà personale, ma anche sociale e politica che stiamo vivendo. Sono stata militante attiva e presidente dell’Associazione Riprendiamoci il Pianeta e per ampliarne la sfera di intervento ho sostenuto con gioia la nascita di M3V, consapevole dell’importanza dei valori che tutti vogliamo affermare.
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