Negli anni Settanta il grande scrittore definiva così il decadimento di una società sempre più consumistica, paventando un’omologazione culturale che era figlia del boom economico e della repentina industrializzazione.
Ecco cosa è accaduto una decina di anni fa: quell’industrializzazione, unita al comportamento coatto del potere dei consumi, ha realizzato una ‘mutazione’ profonda e decisiva, ricreando e deformando la ‘coscienza’ del popolo italiano, “fino a una irreversibile degradazione. Non siamo più di fronte, come tutti ormai sanno, a ‘tempi nuovi’, ma a una nuova epoca della storia umana, di quella storia umana le cui scadenze sono millenaristiche”.[1]
[1] Cfr. Pier Paolo Pasolini, Il vuoto di potere in Italia, in “Corriere della Sera”, 1 febbraio 1975.
Entriamo nel tema insetti. È di recente approvazione il regolamento per il consumo umano dei prodotti derivati da grillo domestico. Altre specie di insetti sono già da tempo allo studio[1] o già prodotti da biofabbriche per il loro utilizzo nell’alimentazione animale, come le larve di coleottero tenebrionide (Tenebrio molitor) e di mosca nera soldato (Hermetia illucens). L’iter di approvazione risulta per assurdo quasi più complicato che per il consumo umano. L’ultimo regolamento di esecuzione (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32023R0005&from=IT) ha autorizzato l’immissione sul mercato della polvere di grillo domestico (Acheta domesticus), e questo è solo uno degli obiettivi per il cosiddetto Sviluppo Sostenibile sottoscritto nel 2015 dai governi di 193 paesi dell’ONU https://www.un.org/sustainabledevelopment/
[1] Edible insects.Future prospects for food and feed security.FAO Forestry Paper 171. A. van Huis et al. Roma 2013
Questa operazione ha tutta l’aria di essere l’ennesimo tentativo di omologazione culturale. Non riguarda solo l’Europa, include tutto ‘mercato globale’, dove noi siamo meri numeri nelle masse da assoggettare. Senza più differenze culturali, ci dobbiamo rassegnare agli ‘usi e consumi’ nonché ai gusti che ci impongono le direttive europee. Finiremo così per dimenticare le nostre radici, come anche le caratteristiche tradizioni culinarie regionali, ognuna ricca di storia di sapori legati alla terra e ai suoi prodotti. A questo riguardo si è persa ogni traccia dei sostenitori della dieta mediterranea.
Nel primo punto del nostro Statuto dichiariamo il rispetto per la Vita, in tutte le sue forme. Di conseguenza, non possiamo accettare una simile proposta, che continua inesorabile nella direzione dell’allevamento intensivo, anche con specie che non sono mai state destinate alla nostra dieta in modo così massivo.
Il pretesto del cambiamento climatico è l’ennesima distorsione che porta a spingere per soluzioni tutt’altro che umane. Ancor più triste è la scusante per cui diverse popolazioni già si nutrono di insetti. Senza considerare che spesso sono popolazioni che non hanno accesso ad altre fonti di alimentazione e nutrizione e che in ogni caso non hanno nulla a che vedere con la nostra cultura. È necessario ricordare gli aspetti profondi delle altre culture e di come realmente vivono la relazione con la terra e gli altri esseri viventi.
Il Grillo per i cinesi è simbolo di vita, di morte, di rinascita e di trasformazione. Da sempre amico dell’uomo, si è scoperto che esso sia di grande aiuto per mantenere fertile il terreno, in quanto fornisce nutrienti minerali alla terra. Inoltre, scavando in cerca di vermi e lombrichi, crea delle aree tubolari che favoriscono l’aerazione del suolo. La sua azione benefica è divenuta nel tempo simbolo di buona fortuna. (https://www.mitiemisteri.it/simbologia-significato-degli-animali/grillo).
Ritornando quindi al rispetto delle culture: proprio noi, eredi della tanto rinomata ed emulata in tutto il mondo dieta mediterranea, siamo disposti a cedere un simile privilegio?
Ci annebbiano con quest’idea di green e futuro benessere, nel frattempo ci propongono strade per noi impensabili. Il lavaggio del cervello è ciò che rende possibile l’inserimento di un pensiero fino a ieri improponibile e totalmente avulso dalla nostra visione del futuro umano. (https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/diritti_uguaglianze/2021/09/17/cingolani-la-finanza-puo-ridurre-disuguaglianze-pianeta_81f7535d-35d2-4a29-a799-82c9d652d8b9.html).
La continua ripetizione di un’informazione porta a una consuetudine e infine a un comportamento: a suon di ripetere che gli insetti vengono mangiati in diverse culture, piano piano iniziano a creare una ‘normalità’ nel pensiero.
Ironica la proposta di alimentarsi con il grillo, visto che proprio il Grillo Parlante era l’animale nobile che rappresentava la saggezza e la coscienza di Pinocchio (e delle persone) nella celeberrima e omonima favola…
Per definire improponibile un’idea è necessario valutare l’assurdo scientifico al quale tentano di soggiogarci.
Partendo da una ricerca che attesterebbe che gli insetti sono portatori di virus, verrebbe da porsi qualche domanda sulla loro eventuale diffusione e pericolosità per l’uomo. Per il semplice principio di precauzione, bisognerebbe, prima di autorizzarne il consumo, aver fatto molti più studi su larga scala (per escluderne la pericolosità acuta e del consumo a lungo termine), e intanto, cautelativamente, vietarne l’uso https://www.mdpi.com/1999-4915/13/11/2280.
Di fatto, non esiste una letteratura scientifica, quindi ricerche, che avvalori la non nocività dell’integrazione degli insetti nella nostra alimentazione.
Sappiamo però, come sempre detto e scritto dalla scienza medica e nutrizionale, che per la crescita muscolare e del cervello umano sono fondamentali alcuni amminoacidi come l’acido glutammico, la creatina, niacina o vitamina B3, e gli amminoacidi essenziali fenilalanina, treonina, triptofano, metionina, lisina, leucina, isoleucina e valina.
In quale percentuale sono presenti, se presenti, negli insetti? Se l’amminoacido essenziale non c’è, il muscolo non c’è!
Gran parte della sostanza che costituisce la cuticola degli insetti ortotteri, quali il grillo o la cavalletta, è per lo più la chitina che è una proteina indigeribile per l’organismo umano; per questo i prodotti a base di queste farine sono sconsigliati ai soggetti allergici ad acari e crostacei. La cosa preoccupante è che non abbiamo nessuna garanzia che nel lungo termine, col fatto che ce li propinano in diversi prodotti anche in modo subdolo (esiste già la pizza proteica fatta con farina di insetti), non aumentino i soggetti allergici.
Come dice la medicina cinese: “siamo quel che mangiamo” che di per sé è anche molto intuitivo; a questo punto viene da chiedersi che tipo di esseri viventi (o forse dovremmo dire poco viventi) vogliono che diventiamo.
Inoltre, se volessimo anche solo appellarci al maltrattamento degli animali l’elenco di contestazioni si dilungherebbe in rivoli di parole.
Concentriamoci anche solo sul metodo di allevamento che ci risulta avvenga in spazi particolarmente ridotti, costringendo gli insetti a svilupparsi ammassati e a crescere immersi nei loro stessi escrementi, da qui la necessità di sterilizzare con mezzi chimici perché il tutto (escrementi compresi) diventi commestibile. Conosciamo bene gli allevamenti dei polli (anche quelli considerati bio) e sulla scorta di questa triste realtà sappiamo già che la legge non è dalla parte del rispetto della Vita. Inoltre, non ci è dato sapere cosa mangiano questi grilli e se vengono rispettate per legge le indicazioni su eventuali allergie e quindi scritte sulle confezioni. Ancora, pensiamo a tutti coloro che, per scelta, hanno deciso di non cibarsi di carne, pesce, ecc., potranno leggere sulle etichette l’eventuale contenuto di queste farine?
A proposito di etichette arriviamo al punto saliente del momento: la sentenza del TAR del Lazio: “Nessuna illegittimità nel decreto con il quale il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e forestali e il Ministero dello Sviluppo Economico a metà 2017 hanno imposto ai produttori di pasta l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di coltivazione del grano e il Paese di molitura; e tutto ciò, al fine di garantire ai consumatori un’informazione completa e trasparente, funzionale a consentire una scelta libera e consapevole nell’acquisto dei prodotti agro-alimentari. […] “L’ha deciso il Tar del Lazio con due sentenze con le quali hanno respinto altrettanti ricorsi proposti dalle aziende […]”[1]
3 https://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2023/01/26/tar-ok-al-decreto-sulletichetta-del-grano/pasta_caa8cf26-4466-4e8f-8bf0-e1d1970f797a.html
https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/pmi/2023/01/26/pasta-coldiretti-sentenze-tar-salvano-il-made-in-italy_2d0d66ca-7de8-4243-8535-4a21dbf55223.html
Una decisione che mette a tacere il tentativo da parte di diverse realtà produttive, anche storiche italiane, di omettere delle informazioni necessarie per la salute del cittadino. Realtà che avidamente si disinteressano del proprio cliente facendo pressioni sul Governo, infischiandosene della trasparenza e della corretta informazione al consumatore.
È risaputo che alcune grosse multinazionali alimentari già ora non citano alcuni ingredienti nell’etichetta dei prodotti di loro produzione, per questo possiamo dire che non abbiamo nessuna garanzia o tutela come consumatori finali.
Ci viene il forte sospetto che tutto questo dispendio di forze per avere meno controllo sia meramente legato a strategie aziendali. Potrebbe accadere che una partita di grano “andata a male” possa essere recuperata inserendo l’insetto con la muffa giusta così da raggiungere la “soglia di accettabilità”. Non sarebbe la prima volta:
https://www.europeanconsumers.it/2023/02/06/ditte-e-prodotti-a-base-di-insetti-autorizzati-in-italia-le-farine-marcie-ora-sono-un-business/
Qualsiasi sia la ragione reale di queste manovre una cosa è certa: c’è una totale mancanza di rispetto della vita umana e, soprattutto, siamo di fronte ad un’assurda tendenza delle realtà di produzione di trovare strategie senza scrupoli che circuiscono il cliente.
Si dà per scontato che questa sia la normalità.
Dobbiamo iniziare a pensare che possiamo agire diversamente nel rispetto delle persone e in primis di noi stessi, pretendendo un comportamento di trasparenza e comprensione verso la vita nel rispetto soprattutto delle generazioni future. Chiediamo sempre più chiarezza e la possibilità di scegliere in prima persona cosa mangiare oppure no. Chiediamo di essere rispettati come esseri umani rifiutando falsità propinate.
Laureata in Ingegneria Ambientale, sono ricercatrice universitaria, esperta di inquinamento ambientale e specificatamente di Qualità dell’Aria. Nel mio percorso di crescita personale e spirituale, oltre che di ricerca, ho scelto di occuparmi di meditazione e Raja Yoga trovando punti di unione tra mondi apparentemente divisi. Sono approdata in 3V nel Gruppo Tematico Ambiente e come Responsabile in Trentino-Alto Adige, diventando poi Consigliere e Responsabile dei Gruppi Tematici, nell’intento di vedere realizzato un mondo in cui la vita e una visione cosciente possano essere al primo posto.
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