La propaganda di un regime, di qualsiasi fede politica, non può nutrirsi solo di slogan. Deve ostentare anche dati che possano essere comunicati come oggettivi e incontrovertibili a sostegno delle proprie misure. A maggior ragione se si tratta di provvedimenti fortemente liberticidi, che violano diritti costituzionali che ci illudevamo di aver acquisito una volta per tutte. La mente va, naturalmente, alla famigerata conferenza in cui il premier Draghi, in una sorta di notte delle lunghe siringhe, annunciava il famigerato lasciapassare verde.
Da diversi giorni circola sui media e sul web un documento denominato “Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 in Italia”, che fornirebbe una solida conferma al mantra secondo cui solo il vaccino ci salverà. Secondo l’Istituto superiore di sanità, che ha realizzato la ricerca, e tutti i grandi media italiani, sarebbe la prova incontrovertibile dell’efficacia dei vaccini, farmaci sperimentali ormai oggetto di una venerazione di tipo quasi religioso.
In aperto contrasto con i dati che arrivano da altri paesi, l’ISS afferma che il 99% dei decessi da febbraio a luglio si sono verificati tra i non vaccinati. Un risultato eclatante che attesterebbe la bontà delle scelte del governo e di misure discriminanti, divisorie e pericolose come il green pass. Sebbene le terapie intensive registrino quest’estate tassi di occupazione maggiori dell’anno scorso, quando il vaccino era ancora in mente Dei, il successo della campagna governativa sarebbe insomma quasi totale.
Ma andando a esaminare da vicino i dati dell’ISS non tutto torna (se non per il governo). La prima cosa che salta all’occhio è il periodo preso in esame: la rilevazione inizia infatti a fine gennaio 2021, quando la percentuale di persone vaccinate era molto ridotta e per forza di cose i ricoveri interessavano per lo più i non vaccinati, ovvero la stragrande maggioranza della popolazione. C’è poi un altro artificio adottato dall‘ISS che lascia perplessi: classificare come vaccinate solo le persone che hanno ricevuto la seconda dose da 14 giorni. Ne consegue che coloro che hanno ricevuto solo la prima dose o la seconda da meno di due settimane sono considerati non vaccinati.
Si arriva così a un paradosso: se una persona positiva al Covid dopo la prima dose o nei 14 giorni successivi alla seconda finisce in ospedale, va a incrementare la percentuale dei ricoveri e, nel peggiore dei casi, dei decessi dei non vaccinati.
Si elimina in questo modo anche l’incidenza dei possibili effetti avversi da vaccino a breve termine, che in alcune circostanze possono portare al ricovero. Un’ipotesi che viene quasi sempre scartata a priori.
I punti deboli del report dell’ISS non finiscono qui, ma quelli già evidenziati sono sufficienti per capire come l’oggettività resti una chimera quando l’imposizione di una narrazione a senso unico ha bisogno di nutrirsi soltanto di numeri che possano rafforzarla, per cementare il consenso in un momento critico come quello attuale. Una volta lanciato il sasso, come ben sanno i guru del governo, una conclusione costruita su basi fragili diventa a poco a poco verità assoluta e vulgata indiscutibile, pronta a viaggiare sull’autostrada del web e degli altri canali di comunicazione per silenziare ogni legittimo dubbio.
Per un’analisi competa del report dell’ISS, rimandiamo all’articolo pubblicato da www.informazionelibera.org: https://www.informazionelibera.org/professioni-e-sanita/iss-pubblica-aggiornamento-epidemia-covid-19-e-conferma-casi-e-decessi-tra-vaccinati.html
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