Sommario
Ogni mese che passa il mosaico destinato a comporre il ritratto del coronavirus diventa più chiaro. E non c’è momento migliore per fermarsi a osservarlo del giro di boa del nuovo anno. I dati Istat e ministero della Salute, aggiornati al 31 dicembre 2020, confermano molto di quanto già abbiamo appreso nei mesi scorsi.
L’età media dei morti per Covid-19 – 80 anni – resta la stessa, così come è stabile la percentuale di deceduti che non soffriva di patologie pregresse: il 3,1%. Solo per questi ultimi l’istituto di statistica ha registrato il Covid-19 come causa inziale di morte, mentre tutti gli altri decessi sono il risultato di una o più patologie pregresse, a cui si è aggiunto il coronavirus. Più nello specifico, il 12,4% dei morti soffriva già di una malattia, il 18,4% di due, mentre il 66,1% era affetto da tre o più patologie. Secondo l’Istat e ministero della Salute, quindi, il virus si è rivelato fatale quasi esclusivamente per le persone ottantenni in uno stato di salute già compromesso.
Il dato sulle cause inziali fornisce diversi spunti di analisi. Ma, soprattutto, permette di svincolarsi dal dibattito infinito per determinare se le persone siano morte con o per Covid-19. E’ così possibile stimare quanto incida la malattia quando agisce, per così dire, da sola e confrontarne gli effetti con quelli di patologie respiratorie simili, considerando anche per quest’ultime solo le cause iniziali. Per cominciare, si può sottolineare che nel 2020 i decessi per Covid-19 come causa iniziale sono stati inferiori di 51.073 unità rispetto a quelli dovuti al complesso delle malattie del sistema respiratorio nel 2017. Nello specifico, si è registrato un numero di morti per Covid-19 come causa iniziale inferiore di 11.217 unità rispetto a quelli causati da polmonite nel 2017, mentre gli stessi superano di sole 1.636 unità quelli per influenza nello stesso anno. Insomma, altre patologie dell’apparato respiratorio hanno prodotto nel recente passato effetti molto simili al Covid-19, quando questo è causa iniziale.
Questi numeri suggeriscono un’altra osservazione. Come abbiamo visto il Covid-19 da solo è di rado letale, perché nel 96,9% dei casi ha bisogno della concorrenza di altre malattie per diventare concausa di morte. Si comprende allora che un peggioramento generale della nostra salute – dovuto a stili di vita poco salutari, a un’offerta alimentare sempre più controllata dalle grandi multinazionali e a un ambiente che si deteriora progressivamente con il diffondersi dell’inquinamento (incluso quello elettromagnetico) – è terreno fertile per virus che, più degli altri, si rivelano forti quando aggrediscono un fisico debole, così come accade per il Covid-19. Sarebbe quindi opportuno concentrare gli sforzi del sistema sanitario nazionale nel prendersi soprattutto cura della salute complessiva dei pazienti, senza trascurare nessuno dei mali che li affliggono.
A questo proposito, se l’allarme iniziale di fronte a un nuovo virus è comprensibile, assai meno condivisibile è l’azione volta a sottrarre risorse dedicate alla cura di malattie gravi, quali tumori e malattie del sistema circolatorio, che ogni anno causano un numero di morti oltre cinque volte superiore a quelli del Covid-19 (413.077 decessi nel 2017), per far fronte a un’emergenza che sembra non avere fine. Visite di controllo e terapie per patologie gravi sono state sospese o rimandate privando molti pazienti delle indispensabili cure. Secondo una delle statistiche più recenti, a causa dell’emergenza virus è saltata una visita su tre e ben 1,5 milioni di tumori non sono stati diagnosticati. Si è così compromessa alla radice un’essenziale opera di prevenzione (basti pensare che nel 2017 i morti per tumore in Italia sono stati circa 180mila), favorendo indirettamente anche l’azione del virus, che quando trova un sistema immunitario compromesso si rivela molto più pericoloso.
Di fronte alla paura, alimentata da un sistema mediatico che ha soffiato quasi compiaciuto sul terrore, si è persa di vista la globalità, con il risultato che nella percezione comune esistono ormai morti di serie A (per Covid-19) e di serie B (per tutte le altre patologie).
Non si possono poi ignorare gli effetti prodotti sulla salute psichica e fisica di milioni di persone dal clima generalizzato di paura, funzionale a indurre un’obbedienza quasi cieca alle disposizioni del Governo, in spregio a tutte le acquisizioni della moderna medicina psicosomatica. E’ infatti assodato che uno stato prolungato di terrore è un nemico giurato del sistema immunitario e prepara il terreno adatto all’insorgere di malattie.
Tuttavia, nel periodo che attraversiamo, molte considerazioni logiche e di buon senso rischiano di cadere sistematicamente nel vuoto, falciate con noncuranza dal pensiero unico. Il pubblico, ma soprattutto politici e tecnici, sembrano affetti da una percezione distorta della realtà. Come ingannati dall’illusione prospettica di un architetto del Rinascimento, dove alla fine dei filari di colonne la statua appare più grande del reale. E solo su di essa finiscono per convergere gli sguardi, escludendo dall’orizzonte visivo tutto il resto.
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