La risposta del Prof. Fioranelli ad un “illustre e stimato collega” che ha commentato la lettera “Cronaca di una morte annunciata”.
Caro Collega,
apprezzo veramente le tue critiche alla mia lettera di cui descrivi la bellezza e la pericolosità: “Bella per i valori che la ispirano…pericolosa perché’ se il mondo si lascerà condizionare dalla bellezza di lettere come la tua o da documenti come quello scritto da Noam Chomsky… il mondo vivrà in autunno una altra strage”.
Le apprezzo perché vengono da una persona eccezionalmente preparata da cui attingo spesso elementi di inspirazione e di arricchimento culturale.
Tu conosci il virus e le pandemie meglio di chiunque altro in questo paese. Tu, io e pochi altri siamo i fautori di una visione sistemica dell’uomo prima che della scienza e della medicina.
Una scienza i cui attributi oggi non sono più quelli di una verità assoluta di concezione newtoniana, forse potremmo definirla esatta, o meglio verosimilmente probabile; ma di sicuro non può essere considerata l’unico strumento di conoscenza del mondo, della vita, della realtà.
La riflessione del pensiero, il linguaggio, le emozioni, la narrazione, l’intuizione del cuore sono strumenti con cui possiamo accedere a quel processo, profondo, complicato e non affatto spontaneo, di percepire nella giusta luce gli eventi che accadono. Le previsioni in medicina sono state sempre disattese: fallaci ed improbabili. La realtà e la vita ci smentiscono continuamente.
L’Imperial College di Londra è l’istituto che produce i modelli matematici più seguiti al mondo. Il modello prevedeva nel nostro Paese oltre mezzo milione di morti per Covid-19 qualora non si fossero presi provvedimenti e 283 mila decessi applicando, come è stato fatto, il più rigido lockdown. Lo stesso modello stimava, in presenza di lockdown, fino a 30mila decessi in una settimana di picco con altrettanti ricoveri in terapia intensiva.
Il modello ha fallito, questo dramma non si è realizzato, non in queste dimensioni.
Nel 2005 lo stesso istituto prevedeva per l’epidemia di influenza aviaria 150 mila morti nel solo Regno Unito.
In occasione dell’influenza suina del 2009, grazie a queste previsioni, il ministro della Salute britannica dell’epoca aveva mobilitato l’esercito per la preparazione di fosse comuni capaci di ospitare i 65 mila cadaveri: i morti veri furono 457.
In questi giorni, virologi digiuni di storia, ignari di un virus che non conoscono e su cui hanno accumulato una serie di miserevoli smentite previsioni, affermano con la certezza dell’ignoranza che ci sarà una seconda ondata di Covid-19.
Ogni anno combattiamo con 600.000 morti, tragedie familiari, sofferenze indicibili.
Molte di queste morti sarebbero evitabili, come le 50.000 per infezioni ospedaliere, con un sistema sanitario migliore, con una vera meritocrazia che metta uomini adeguati nei posti di responsabilità non individui da un lessico miserevole, senza prosodia, che si atteggiano a statisti salvatori di un umanità con cui non hanno alcuna empatia. Noi continuiamo a coltivare il sogno di un sistema informativo libero ed indipendente, che possa arricchire le persone di cultura e di spirito critico e non strumento di diffusione del terrore e di interessi di parte.
Come possiamo accettare che l’infanzia e l’adolescenza, che non hanno avuto letalità, siano così irresponsabilmente deturpate da norme fuori da ogni evidenza scientifica e dal buonsenso comune. Tu dici che il lockdown abbia ridotto la letalità; non sono d’accordo. Johan Giesecke del Karolinska Institute, di Stoccolma, lo descrive bene nella lettera inviata al Lancet il 30 Maggio 2020.
Era forse necessario per un periodo limitato, per alleggerire le terapie intensive, per appiattire la curva dei contagi, ma non proteggerà le persone più fragili, le più anziane, le più malate. È certamente ed assolutamente deleterio prolungarlo oltre il dovuto, in assenza una visione prospettica, di strategie di miglioramento della salute. I numeri ufficiali non consentivano, e non consentono la soppressione dei diritti umani e di quelli costituzionali.
Marta Cartabia, presidente della Corte Costituzionale, afferma che: «Anche in piena fase di emergenza da coronavirus, il sistema istituzionale e giuridico resta quello previsto dalla Costituzione, nella quale non c’è spazio per alcun diritto speciale in tempi speciali… la Costituzione non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali; e ciò per una scelta consapevole.
Ma offre la bussola anche per ‘navigare per l’alto mare aperto’ nei tempi di crisi, a cominciare proprio dalla leale collaborazione fra le istituzioni, che è la proiezione istituzionale della solidarietà tra i cittadini».
In nome di uno scientismo riduttivo e’ stata distrutta una società, economicamente, psicologicamente, peggiorato lo stato di salute, cambiato l’assetto antropologico delle persone, la socialità; ci è stato vietato di onorare i nostri morti, di portare conforto ai nostri anziani genitori, ad amici bisognosi, siamo stati isolati mentre venivamo terrorizzati. Caro … siamo stati sconcertati e disorientati, abbiamo avuto paura, tutto questo è umano.
Ma come dice Sofi in I Origins “Il vero risveglio per un essere umano è giungere alla maestria di navigare nel vasto mare delle emozioni. Avremo compiuto lo scopo quando, senza giudizio, saremo capaci di vivere gioia e tristezza, amore e paura, senza che queste possano incidere sulle scelte terrene del nostro benessere”. Nel film Il cavaliere oscuro. Il ritorno, vediamo Batman con i suoi disperati tentativi di sollevarsi dal pozzo che lo tiene imprigionato, aiutandosi con una corda, simbolo del legame e dell’incapacità a rinunciare alle proprie certezze.
Una metafora perfetta per descrivere questo momento. Il compagno di cella gli dirà che il salto per la libertà non si fa con la forza ma con “lo spirito di sopravvivenza”. “Tu non temi la morte. Credi che questo ti renda forte, ma ti indebolisce. Come puoi muoverti più veloce possibile, lottare il più a lungo possibile senza la più potente spinta dello spirito? La paura della morte. Fallo senza corda e la paura tornerà a te”.
Provare paura solo nel momento del salto, né prima né dopo. In quell’istante eterno siamo noi stessi, un tutt’uno con l’infinito. Siamo come i fasianidi immersi in un mare di emozioni, libriamo in alto leggeri, senza pesi, senza passato, senza futuro, nel qui ed ora. Un attimo dopo la paura svanisce e torniamo liberi.
Caro collega, nell’uomo il richiamo della vita è più forte di ogni paura.
Ciò che è importante è essere preparati, non solo nel prossimo autunno, ma sempre.
Con stima ed affetto,
Massimo
Medico Chirurgo, Specialista in Cardiologia e Medicina Interna, Professore Associato di Fisiologia Umana Università Guglielmo Marconi, Roma, Responsabile Centro di Cardiologia e Medicina Integrata, casa di Cura Villa del Rosario, Roma, Membro del Gruppo Salute M3V.
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