Tra un bando per delatori, una vaccinazione obbligatoria per un’epidemia che non c’è, i battesimi con gettito d’acqua a distanza, e qualche anestesista che minaccia di non curare chi ha partecipato alla movida, il mondo si avvia verso una follia collettiva. Abbiamo sempre la speranza che questa umanità possa redimersi, ma anche il nostro Gesù, inchiodato sulla croce, gridò: “Dio mio, perché mi hai abbandonato”. Ma forse non abbiamo capito dove ci stanno dirigendo.
Nel nome di un’epidemia che ha risparmiato i 2/3 del paese, con una mortalità globale moderatamente aumentata rispetto a quella degli altri anni, ci avviamo verso uno stato totalitario e militarizzato che mina i valori fondanti della nostra società, in nome di una scienza che non esiste. Se non fosse bastata la repressione militare durante il lockdown, oggi il ministro Boccia, che dovrebbe appartenere ad una cultura progressista, emana un bando per 60.000 assistenti civici che vigileranno sulla fase 2, nel pieno stile di “Le vite degli altri”, splendido film sull’attività della Stasi (Ministero per la Sicurezza dello Stato) sul controllo della vita dei cittadini negli anni della Repubblica Democratica Tedesca.
Un esercito di delatori al servizio dello Stato, per controllare una popolazione esausta, che ha già dato prova di rispetto per le devastanti norme emanate in questi mesi. Popolazione violentata mentalmente, che gira con anacronistiche mascherine e guanti all’aria aperta, contrariamente a qualsiasi norma igienica e di buonsenso. Bambini che non hanno mostrato né contagi né mortalità, costretti a stare lontani dalla scuola e a rientrarvi con flussi di aria contingentati in nome di un concetto allucinante di salute collettiva. Ci obbligano a vaccini per l’influenza senza alcun dato scientifico a supporto di una procedura che potrebbe risultare deleteria; l’unico caso al mondo di vaccinazione ad ausilio diagnostico; di fatto la morte del metodo clinico.
Ma si sa, in questa società occidentale, il principio di precauzione non è mai stato rispettato, e ci son voluti un numero impressionante di morti per renderci conto dei nostri errori. Usavamo il DDT direttamente sulle persone per uccidere pidocchi e zanzare e debellare la malaria; poi lo abbiamo bandito negli anni ’70 perché cancerogeno per gli esseri umani. Negli anni ’50 pareva che fumare facesse quasi bene, tanto da vedere medici al centro di pubblicità dove si sosteneva che le sigarette rinfrescassero l’alito e migliorassero la tosse e le performances intellettuali: oggi sappiamo che il fumo, secondo le stime dell’OMS, provoca circa 6 milioni di morti all’anno. Usavamo la formaldeide in caramelle per sterilizzare le vie aeree, poi l’abbiamo catalogata come sostanza cancerogena. Nel 1999 la FDA approva, e quindi ritiene “sicuro” – l’antinfiammatorio VIOXX; nel 2004 viene ritirato dal commercio perché aumenta il rischio cardiovascolare, dopo aver procurato diverse decine di migliaia di morti per infarto.
In tutto questo l’istituto “LUCE” ieri propagandava un governatore del Lazio ed il suo assessore alla Sanità, noto per fuggire dalle domande di una giornalista di Report, mortificando il suo ruolo istituzionale, sulla ragione per cui i contagiati siano stati messi nelle case di riposo.
Il povero Vincenzo, a reti unificate, lascia Roma e torna a Bergamo dopo 50 giorni. Immagini riprese davanti a medici e personale sanitario schierato, per celebrare un pover’uomo guarito da una malattia. Immagini che danno un messaggio devastante come quello delle bare, trasportate singolarmente su camion militari, per dare l’impressione che questo non è stato un problema sanitario, ma una guerra totalizzante. E vai con le dichiarazioni da politicanti volgarmente tradizionali, da statisti mancati; “Lo abbiamo sempre detto questa è una battaglia che dobbiamo vincere tutti insieme uniti e voglio ringraziare tutti i medici, gli infermieri, i tecnici e tutti gli operatori del Servizio sanitario regionale che lo hanno curato.”
In nome di una scienza di Stato obbiettivamente falsificata, il governo vuole normare un astratto principio di salute producendo delle regole che discrimineranno i cittadini su una base esclusivamente sanitaria, mettendo in pericolo i fondamenti della democrazia e della civiltà. Solo con una rivoluzione culturale, un cambiamento radicale di mentalità e di classe politica potremmo uscire da questo pantano socio-sanitario in cui noi siamo piombati involontariamente.
Prof. Dott. Massimo Fioranelli
Medico Chirurgo, Specialista in Cardiologia e Medicina Interna, Professore Associato di Fisiologia Umana Università Guglielmo Marconi, Roma, Responsabile Centro di Cardiologia e Medicina Integrata, casa di Cura Villa del Rosario, Roma, Membro del Gruppo Salute M3V.
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